Recentemente ho avuto modo di partecipare ad un pranzo di lavoro e quale miglior occasione per raccogliere informazioni sugli atteggiamenti a tavola?
La prima cosa che si evidenzia è lo stretto legame tra il cibo, l’atto di nutrirsi, e lo stare con altre persone; vi è un qualcosa di magico e importante nel rito della convivialità, quasi una sorta di ricordo ancestrale del comportamento in branco riscontrabile in molte specie in natura.
Per l’uomo, la convivialità ha assunto connotazioni ben più vaste e variabili, in funzione del momento e dell’occasione. Nello specifico, in un pranzo di lavoro l’obiettivo dei partecipanti è duplice: alleggerire le menti per un certo intervallo di tempo, trattando argomenti leggeri, scambiandosi esperienze, racconti, aneddoti, talvolta barzellette (per gli spiriti più goliardici), ed arrivare a conclusioni ed accordi professionali nel modo più fluido possibile; non per niente si dice che le trattative migliori si conducono a tavola!
Sulla base di tale considerazione ed osservazione, è innegabile che la convivialità sia un elemento intrinseco all’uomo, ed eliminarlo sarebbe privare l’uomo di una parte importante del suo essere animale sociale.
Ma anche in questo caso vale sempre la regola della moderazione; i menù dei ristoranti offrono moltissime pietanze: fate la scelta più saggia, la più leggera, la più semplice, la più facile da gestire considerando che si deve aver la possibilità di dialogare con gli altri commensali e di mangiare con calma.
Come e cosa si mangia dà un’immagine della persona: scegliete di non abbondare, seguite la strada dell’equilibrio che sarà sempre sinonimo di eleganza ed intelligenza.
Dott.ssa Bisi Elena Maria